Candela Pelizza

di Enrico Fragale Esposito

“Alle 8 a cena da Candela!” Ho letto questo messaggio, inviatomi dalla nostra Patricia, appena svegliatomi in un grigio mattino milanese e l’effetto è stato come quello di un caffè. Avevo proposto io di intervistare per questo numero la ex modella, influencer e ora imprenditrice digitale argentina ma trapiantata a Milano da anni. Mi sembrava fosse importante includere la voce di chi, anche se italianizzata da una lunga permanenza, non è originaria del nostro stivale, una madre, per rispecchiare il nostro focus sulle famiglie, ma che denotasse stile perché siamo pur sempre una rivista di moda. Le mie domande erano stilate già da tempo, pronte ad essere inviate via mail, una volta terminate le vorticose giornate di fashion week tra Milano e Parigi. Invece, ospitale come nella migliore tradizione tricolore, Candela mi ha aperto la porta del suo appartamento e ha aggiunto un posto a tavola come fossi quell’amico in più del celebre motivetto canoro. Fra la sua famiglia: la determinata primogenita Verde, l’estroversa Celeste e il piccolo simpaticissimo Martin.

 

A tavola niente spaghetti, pizza o ravioli ripieni di ‘nduja e burrata, che mi assicura essere il suo piatto forte del momento, ma take-away indiano, vino francese e il sottofondo della cadenza latino-americana della padrona di casa. Però le vibes italiane erano dappertutto, nell’energia coinvolgente che questa famiglia crea intorno a sé (“nella nostra indipendenza siamo una squadra fortissima” – mi rivelerà più tardi!) e nella maternità di Candela, che è un mix tra tenerezza, comprensione, qualche tratto di rigore e la propensione a impartire insegnamenti utili… preziosi anche quelli sull’outfit da indossare a scuola l’indomani!

 

Per dovere professionale, anche se non credo abbia bisogno di introduzioni, ve la presento, nel caso ci fosse qualcuno tra i lettori a non conoscere Candela (il cognome Pelizza è superfluo): nasce a Buenos Aires nel 1980 e cresce con i genitori e sua sorella gemella, Vanesa – che è rimasto “il suo angolo di Argentina qui a Milano”. Insieme a lei, a diciassette anni, si trasferisce in Italia e inizia a lavorare come modella. Grazie a uno stile innato, diventa It-girl e poi Influencer (entrambi con la I maiuscola perché è fra le prime), collabora con il magazine online Grazia.it e si impone come fashion icon. Segni distintivi che la caratterizzano sono gli occhi azzurri e l’immancabile caschetto biondo. Seguono collaborazioni con piattaforme digitali, riviste, brand e una docu-serie trasmessa in televisione, fino ad arrivare al ruolo attuale di imprenditrice e creatrice digitale, con un profilo social seguitissimo che racconta, come recita la bio, di “gioia amore bellezza meraviglia grazia creatività al servizio della comunicazione attraverso le immagini”. Grazie a un account curato nei colori e nelle grafiche come in una rivista di moda, Candela ci rivela il suo mondo in cui il glamour incontra l’intimità dei suoi momenti in famiglia.

 

Ma niente di tutto questo è stato argomento di conversazione durante la nostra cena. Si è parlato di influssi lunari e simbologia dei segni zodiacali, discusso di telefilm su cui non potevo esprimermi troppo perché a lei mancava l’ultima puntata (d’altronde Patricia non aveva neanche visto la prima perché è sempre in ritardo sulle ultime uscite), delle lezioni a scuola di Verde e Celeste, alle quali non è mancato anche qualche consiglio su questioni di cuore, fino ad arrivare ai suoi segreti (che non vi rivelo) per conservare meglio i fiori nei vasi. Alla fine è stata Patricia a riportarci all’ordine (è il suo ruolo anche in redazione, una caratteristica innata) ricordandoci che eravamo lì per un’intervista, da fare prima che fosse ora di mettere a letto Martin. Poche domande per conoscere meglio una donna sofisticata e una madre splendida che è diventata italiana per scelta.

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Candela e la sua famiglia

Il tuo primo ricordo legato all’arrivo in Italia?

 

Direi proprio il giorno in cui ho messo piede qui, all’aeroporto di Linate, insieme a mia sorella Vanesa – dopo quello che era stato il nostro primo viaggio in aereo. Alle spalle avevamo lasciato l’inverno argentino, di fronte a noi c’era l’estate italiana. All’uscita ci aspettavano il driver e quello che è  rimasto tuttora il mio agente. Non scorderò mai la scena di noi in macchina e lui che ci seguiva sfrecciando fra le strade di Milano su una Vespa.

 

C’è un posto qui in cui ritrovi un po’ di Argentina?

 

Casa di mia sorella, che al contrario di me è rimasta molto legata alle nostre origini e tradizioni. Lei, la sua famiglia, la sua casa sono il mio angolo di Argentina.

 

Il tuo piatto argentino preferito vs quello italiano?

 

Quello argentino è una torta salata che si prepara a Pasqua con cipolle, peperoni, olive e sgombro – non sono molti i piatti tipici argentini a base di pesce, ma questo è veramente buono e anche io lo cucino ogni tanto. Scegliere un piatto italiano non è facile, diciamo che vado a periodi: in questo momento la mia passione sono i ravioli ripieni di ‘nduja e burrata.

 

Tre aggettivi per descrivere Milano.

Internazionale, raccolta e in divenire.

 

Hai 24 ore libere da passare con i figli. Come trascorri la giornata?

 

A casa, senza nessuno intorno, perché nella nostra indipendenza siamo una squadra fortissima. E senza organizzare nulla, perché è dalla spontaneità e, a volte anche dalla noia, che nascono le situazioni migliori.

 

Un libro che i bambini devono leggere?

 

Piccolo blu e piccolo giallo, che ho letto anche io da piccolina. E poi un classico: Il Piccolo Principe.

 

Un negozio di riferimento per vestire i più piccoli?

 

Nel mio caso sono gli armadi delle amiche che hanno figli della stessa età di Martin (il più piccolo a casa di Candela). Quando proprio devo andare a fare shopping allora scelgo Petit Bateau, Jacadi o Zara Kids.

Il regalo più bello che hai ricevuto da bambina?

 

Ricordo un giorno di essermi svegliata e aver trovato a sorpresa qualcosa come 8 libri: erano dei libri-gioco, di quelli che sei tu a decidere come far proseguire la trama in base alla scelta di paragrafi e pagine numerate. È stata un’emozione che mi è rimasta impressa nella memoria.

 

Una tappa immancabile per chi visita Milano con i figli?

 

L’Hangar Bicocca, in cui visitare sia interessanti esibizioni temporanee, sia i Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer: sono magici.

 

Il tuo locale preferito in città?

 

Il Dhole (zona Porta Romana), dove passo molto spesso per prendermi un momento tutto per me con un buonissimo Margarita.

 

Da piccola cosa sognavi di fare?

 

La commercialista! Sono lontana anni luce dai numeri e dai calcoli, sia chiaro. Il vero motivo è che mio zio praticava questo mestiere ed era l’unico in tutta la famiglia che prendeva l’aereo per viaggiare. Quindi associavo la possibilità di vedere altri luoghi a questa professione.

 

Vacanze in Italia: dove suggerisci di trascorrerle?

 

Sicilia: Palermo e Siracusa le conosco già molto bene, ma voglio scoprire tutto il resto! Con i figli anche la Puglia!

 

Il tuo outfit preferito quando eri piccola?

 

Un look fatto di pezzi vintage totalmente scombinati tra loro, che ogni volta sbigottiva mio padre.

 

Quale marchio di moda ti piacerebbe che si lanciasse in una collezione bambino?

 

Loewe, senza dubbio!

 

Sei amica della nostra Managing Editor Patricia. Ci racconti un episodio particolare che ti lega a lei?

 

Ho sicuramente dei ricordi divertenti ma vaghi legati a un nostro viaggio a Los Angeles da ragazze, dove l’ho trascinata controvoglia al mercatino dell’usato per fare incetta di capi vintage. Ma un momento speciale è stato il giorno in cui l’ho intravista per strada – dopo un po’ di tempo che non la vedevo – e dal primo sguardo ho subito capito che era incinta, nonostante fosse solo al secondo mese e non mostrasse ancora segni della gravidanza. Questo episodio spiega come il nostro sia un legame che definirei energetico.

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