Dina Spagnuolo & Serena Pagano

di Enrico Fragale Esposito

La prima volta che abbiamo conosciuto Dina e Serena è stato ad un press day organizzato dal loro ufficio stampa, Twins PR, sulla terrazza di un hotel di Milano. Ad averci colpito immediatamente, lo ricordiamo bene, è stata la loro proposta per il maschietto, che nelle collezioni kidswear è generalmente sempre più ridotta. Quel giorno invece Giro Quadro ci presentava una linea boy innanzitutto bella e di ottima qualità, ma sopratutto articolata e variegata, al pari di quella per bambine: erano entrambe meravigliose! I tagli sembravano ricalcare i modelli dei completi sartoriali, ma con linee destrutturate e rivisitate in chiave contemporanea. Presto ne abbiamo capito il motivo. Le due designer a capo del brand sono infatti di Avellino, vicino Napoli, la città dove nasce un’eccellenza del Made in Italy: quella capacità di dare vita ad abiti impeccabili. Una professionalità insita nel DNA di Dina e Serena, che anche questa stagione lanciano capi sì classici ma comunque comodi, in cui si riconosce la loro cifra stilistica, e che diventano come tele su cui applicare colori accesi e vitaminici, in sintonia con la bella stagione. Da quella prima volta ci siamo incontrati nuovamente, instaurando un rapporto di complicità grazie alla simpatia di entrambe che però hanno un difetto… anzi due. Il primo è che non rispondono facilmente alle mail, ma glielo perdoniamo con tutto il lavoro che hanno da fare. Il secondo è che sono timide, e non amano raccontarsi. Per questo noi abbiamo deciso che era arrivato il momento di intervistarle, per farvi conoscere sia loro che Giro Quadro, un brand che è il legittimo erede di una tradizione secolare di bellezza e artigianalità italiana.

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Dina & Serena 

In cosa cercate ispirazione per le vostre collezioni?

 

Crediamo che le collezioni da bambino debbano essere un modo per esprimere gioia ed è appunto questo il nostro obiettivo, far sì che chi osserva i nostri capi abbia una percezione di serenità e spensieratezza.

Com’è nato Giro Quadro e adesso come vi dividete i ruoli a capo del brand? 

 

Eravamo entrambe avvocati e ad un certo punto della nostra vita abbiamo deciso di realizzare il nostro sogno nel cassetto ed accantonare per qualche tempo la toga.
Nel 2017 esce la prima collezione Giro Quadro dedicata alle bambine dai 2 ai 12 anni, collezione molto colorata e resa particolare dall’aggiunta di colletti da sovrapporre a camicie semplici e confortevoli. Oggi l’azienda si avvale di collaboratori molto motivati ed efficienti.
Progettiamo insieme le collezioni, in modo da combinare lo stile più romantico di Serena all’impronta un po’ rock di Dina. Nella quotidianità Serena si occupa dello stile e sovrintende la produzione, Dina dell’aspetto commerciale e della gestione delle pubbliche relazioni.

Quali sono i principali trend che state osservando nell’abbigliamento per bambini?

 

Il trend principale è proporre capi senza eccessi con una visione orientata al futuro e alla longevità degli stessi, destinati a durare ed acquisire valore nel tempo. Ci ispiriamo alla circolarità, valore da trasmettere fin dalla tenera età ora più che mai, per contrastare il fast fashion ormai dilagante.

Abbiamo notato che la proposta per il maschio è molto forte, sarà perché è legata alla tradizione della sartoria napoletana? 

 

Sì, diciamo che tutte le nostre collezioni si ispirano a quella tradizione. I nostri laboratori sono nati con la produzione di camicie e abiti sartoriali e noi abbiamo voluto che questa impronta rimanesse nelle nostre linee, ovviamente adattandola al mondo del bambino.

Parliamo di sartorialità e artigianalità, che fanno parte della sfera dell’Arte in generale: che ruolo hanno nella moda attuale secondo voi e quanto sono importanti per le vostre collezioni? 

 

Il ruolo degli artigiani legati alla sartorialità, ormai merce rara e per questo pregiata, e’ arte! E per questo motivo i capi diventano esclusivi. Noi cerchiamo di inserire sempre in ogni nostra collezione dei dettagli e delle particolarità che rendono i nostri pezzi eccezionali.

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Ci raccontate come nasce un capo all’interno della vostra azienda, dalla scelta dei tessuti alla manifattura. 

 

In genere nascono in modo inaspettato e spesso ci affidiamo all’istinto. Facciamo un piccolo schizzo che viene sottoposto all’approvazione di entrambe, successivamente viene passato ai nostri modellisti che provvedono a tradurre lo schizzo in cartamodello per procedere alla realizzazione del prototipo. Si passa poi alle correzioni in modo da realizzare il campione finale da proporre in collezione, in base a quella che era la nostra idea ispiratrice. Molto importante è la ricerca di tessuti, a parte i nostri fornitori storici continuiamo costantemente a ricercare prodotti nuovi per rendere le collezioni sempre accattivanti e innovative.

 

 

Napoli è una meravigliosa città d’Arte, vicina alla vostra sede di Avellino. Ci consigliate qualche indirizzo da insiders? 

 

Sì, è meravigliosa e noi ci sentiamo un po’ napoletane anche se non la viviamo quotidianamente. In particolare in questi ultimi anni sta vivendo un ritrovato splendore, se si gira per i vicoli dei famosissimi Quartieri Spagnoli o del Rione Sanità è facilissimo imbattersi in numerosissimi set cinematografici. Alcuni indirizzi da non perdere: il lungo mare Caracciolo, i quartieri Marechiaro e Mergellina e le sue innumerevoli Chiese dalla bellezza straordinaria. Da visitare assolutamente sono la città sotterranea, il Cristo Velato, il museo di Capodimonte, le stradine di San Gregorio Armeno dove ammirare i maestri artigiani nella realizzazione di meravigliosi presepi e pastori.
L’arte a Napoli la trovi anche nella cucina, non c’è un posto dove si mangi male una pizza, una sfogliatella o un baba’. I nostri posti del cuore sono Concettina Tre Santi al Rione Sanità o 10 Vitagliano. Le sfogliatelle calde più buone si mangiano da Mary, un piccolo chiosco a via Toledo nei pressi della galleria Umberto.

 

Immaginate che Dalì e De Chirico vi chiedano consiglio su che look dipingere per dei bambini; cosa suggerireste a entrambi?

 

A Dalì consiglieremmo di dipingere dei capi ispirati alla sua famosissima opera “Persistenza della Memoria” creando un look morbido e confortevole ma durevole nel tempo.
A De Chirico di crearne uno con giochi di ombra e colore come i suoi dipinti.

 

Quale museo secondo voi è perfetto per portare i bambini in Italia? 

 

Ce ne sono diversi! Molto interessanti per i nostri bambini sono stati la Galleria degli Uffizi a Firenze, ma anche il museo Egizio a Torino.

 

L’opera d’arte che più vi piace?

 

Ci rappresentano le opere del post impressionismo, se proprio dobbiamo citare un’opera d’arte: “Le Ragazze” di Gauguin.

 

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