Jean-Hugues Dubo

di Enrico Fragale Esposito

Abbiamo incontrato Jean-Hugues l’anno scorso al Playtime di Parigi, dopo uno scambio di e-mail da cui avevamo già percepito il suo atteggiamento positivo, e siamo stati subito colpiti dalla sua energia e passione per la moda bimbo.

 

Chiacchierando con lui, abbiamo poi scoperto il suo lungo percorso che lo ha portato a diventare addetto stampa di Kidding, una delle più importanti agenzie francesi di moda e lifestyle per bambini. È stato coinvolto in così tante cose e sta tuttora portando avanti diverse attività, che abbiamo pensato fosse necessario farvi conoscere una personalità così poliedrica. Ciò che amiamo di lui è il senso dello stile e la sua onestà, così rara nel mondo della moda; ma se dovessimo trovare un difetto… beh, diremmo la sua altezza: ci fa sentire così piccoli!

 

Poiché Jean-Hugues è anche un appassionato d’arte, seguite i suoi suggerimenti se visitate la magica città in cui vive: Parigi!

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Jean-Hugues Dubo

Sappiamo che hai avuto un lungo e articolato percorso professionale, ce lo racconti?

 

Sono nato in Martinica, lì ho studiato letteratura e lingue prima di trasferirmi a Lione per studiare Arte e Design di Moda. Dopo la laurea, ho lavorato per diversi stilisti a Parigi prima di passare alle pubbliche relazioni per il mercato del lusso. Sono stato anche press manager per marchi di moda femminile e maschile, stylist e style coach per privati e reginette di bellezza. Ho partecipato a trasmissioni televisive nazionali, scritto rubriche per riviste di moda e insegnato a studenti di moda. Ora sono socio di una galleria d’arte, La Botica, che promuove giovani talenti, e gestisco una mia linea di abbigliamento maschile, Roy nu, venduta proprio lì. Sono un’esteta che rispetta il pianeta e si ispira alla natura. Attualmente sto imparando l’orticoltura e i prodotti naturali. Il mio obiettivo è quello di essere protagonista di un mondo più virtuoso, giusto e semplice: ho fiducia nel futuro, voglio coltivare la mia anima fanciullesca nel mondo creativo della moda per bambini, continuando a lavorare presso Kidding.

Da appassionato d’Arte, quali sono le tappe immancabili per un weekend di famiglia a Parigi?

 

Mi piace sempre andare al Jardin des Plantes: potrete godere di un meraviglioso incontro con la natura e mettere in discussione la nostra condizione umana. Il Parc de La Villette è uno dei miei preferiti. Tra le folli architetture di Bernard Tschumi’s e la Philharmonie di Jean Nouvel i bambini possono correre, giocare e imparare. Non perdete l’evento di Tim Burton.

 

Il Museo d’Orsay è sempre una buona idea esplorare l’Arte del XIX secolo e il Louvre è da vedere per conoscere i modelli classici che possono essere seguiti o, perché no, superati.

Center George Pompidou ha un’ottima agenda per bambini.

 

La domenica si può fare shopping di famiglia al Marché d’Aligre (Paris 12ème); altrimenti, per poter godere di una bella visita di Parigi formato famiglia, consiglio sempre il sito dei miei amici Paris d’Enfants.

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Jean-Hugues con sua madre

Parlando di moda bambino, quali tendenze hai notato per le prossime collezioni invernali?

 

La moda per bambini ha il suo ritmo. Il comfort e la praticità sono all’ordine del giorno, ma non hanno la precedenza sulla giocosità o sulla ricerca nello stile. La moda FW 23/24 vedrà pantaloni larghi, velluto a coste, giacche in finto shearling, tute e salopette.

 

Quale artista del passato o del presente inviteresti a cena e perché? E quale tuo piatto forte prepareresti?

 

Una buona tavolata dovrebbe essere semplice, calda e conviviale. La mia cena ideale riunirebbe artisti con background atipici che si sono liberati dalle convenzioni. Henri Guédon, un connazionale che ho incontrato nel suo atelier di Parigi per acquistare un acrilico su carta, pochi mesi prima della sua scomparsa. Pittore e musicista di grande gentilezza e generosità, ha introdotto il jazz afro-cubano in Europa negli anni ’60 e ’70. Rosa Bonheur, una delle poche artiste donne ad essere riconosciute nel suo tempo. František Kupka, un pioniere il cui approccio astratto era di tipo filosofico e metafisico. Aloïse Corbaz, la cui carriera mi commuove e che ha sempre prodotto con mezzi modesti. Foujita sarebbe anche un buon intrattenitore per la mia cena insieme a Niki de Saint Phalle, una femminista che ammette di essere stata fortunata ad aver incontrato l’Arte, perché psicologicamente aveva tutto ciò che le serviva per diventare una terrorista. Poi Ousmane Sow, scultore senegalese di figure gigantesche e imponenti e Marie-Guillemine Benoist, pittrice del XVIII secolo in Francia e la prima europea a ritrarre una donna di colore come soggetto principale. Il suo Portrait de Madeleine è un manifesto per l’emancipazione degli schiavi.

 

Riceverei i miei ospiti in estate, in un giardino disegnato da Gilles Clément, apparecchiando con una tovaglia bianca e fiori di campo, piatti di porcellana e posate d’argento insieme a bicchieri da succo in cristallo.

 

Il mio antipasto sarebbe un carpaccio di mango con burrata e olio d’oliva italiano. Come piatto principale, un’insalata di quinoa con carote grattugiate, uvetta e sardine in scatola sbriciolate. Il tutto, insaporito da uno spicchio d’aglio grattugiato, un cucchiaino di Galanga, il succo di un limone e due cucchiai di buon olio d’oliva. Per dessert, una crostata al cioccolato con pasta frolla non zuccherata e una ganache preparata con il cacao dei Frères Lauzéa, cioccolatieri artigianali della Martinica. Per chi non ama il cioccolato, un sorbetto alla pesca di vigna.

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Jean-Hugues, a 6 anni

Quando ti vediamo in fiera a Parigi indossi sempre qualcosa di particolare, ma qual era il tuo outfit preferito da bambino?

 

Da bambino ho avuto la fortuna di essere educato da genitori che investivano in abiti di buona qualità. Mamma è sempre stata una donna sportiva e casual e papà un dandy alla Sidney Poitier.

 

Mia madre racconta spesso la storia della mia ossessione per una maglietta rossa, che non riuscivo a smettere di indossare! Doveva lavarla ogni giorno per farmi felice. Ricordo anche un bel completo di magliette a righe gialle, grigie e bianche di Cacharel con un paio di calzini regalato da mia zia che ho indossato per anni. Poi, da giovane adolescente, andare in chiesa la domenica era un rito ossessivo che mescolava vanità, autostima e umiltà… Quindi le camicie bianche impeccabili erano la mia passione!

 

Rimango fedele alla mia identità metis che unisce eleganza e comfort, brio e modestia, evitando i riflessi di una mentalità borghese. Amo gli accessori che rivelano la sottigliezza del mio mondo culturale.

 

Salutaci condividendo con noi i tuoi programmi per l’estate.

 

I miei amati genitori stanno invecchiando, mi mancano e cerco di far loro visita quando posso permettermelo – quest’estate tornerò in Martinica – passerò del tempo con loro, godrò della loro presenza, ascolterò le loro storie.

Indosserò gli stivali di gomma, farò giardinaggio con la mamma per imparare di più sulle nostre piante medicinali – seguirò mio padre nelle sue terre, dove alleva ancora qualche mucca (è un contadino che aveva una macelleria).

È una vita semplice che mi aiuta a rinascere e a ricaricarmi.

Anche tuffarmi nel Mar dei Caraibi è una fonte di giovinezza; senza dubbio farò schizzare chiunque mi circondi… giovani e anziani!

 

Non vedo l’ora di incontrare la mia amica d’infanzia che vive a Miami. Attualmente è dai suoi genitori in Martinica e organizza corsi estivi di cucina ayurvedica e insegna yoga alle famiglie.

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